giovedì 24 aprile 2014

DIVENTARE VIDEOMAKER…


Per la mia prima intervista ho incontrato Yonas, un ragazzo che desidera diventare un documentarista professionista. Ho scelto lui per la sua grande tenacia e pazienza nel far propria una professione tutto da solo. Sono rimasta colpita dai suoi lavori soprattutto perché riesce a regalare un punto di vista diverso e assolutamente inaspettato… molto interessante!

Cosa fai nella vita? Qual è il tuo sogno? 
Nella vita ho fatto diversi lavori ma da sette anni a questa parte faccio sopratutto il videomaker, cioè realizzo e monto video. La seconda è una domanda più difficile ma semplificando posso dire che: considerato che il lavoro è un perno nella vita di tutti, sogno di lavorare senza sentire la sensazione che mi stiano derubando del mio tempo e, più nello specifico, vorrei fare il documentarista a tempo pieno e in modo stabile soprattutto perché raccontare attraverso il documentario è un’esigenza, è il mio modo di esprimermi: raccontando gli altri, racconto me stesso.

Come hai capito che era quello che volevi fare?
Appartengo a una categoria di persone che negli ultimi anni chiamano "seconde generazioni", sono arrivato in Italia all’età di 8 anni ma non ho la cittadinanza italiana. Quando ho compiuto 18 anni ho scoperto che ero considerato dallo Stato un extracomunitario e che i miei diritti erano diversi da quelli dei miei coetanei. Molte cose le potevo vivere solo da spettatore. In qualche modo è stato un bene perché mi ha permesso di osservare le cose prima in maniera neutra e poi a sentire la necessità di dire la mia e così ho iniziato a fare documentari sulle situazioni che mi circondavano.

Qual è stato il tuo primo progetto?
Ho cominciato a raccontare la realtà della mia periferia (sono cresciuto in un quartiere  popolare di Milano), l'intento era quello di stimolare le istituzioni a creare uno spazio dove i giovani del mio quartiere potessero tenersi occupati respirando cultura hip hop, la stessa cultura che da ragazzino ha tenuto occupato me e che mi ha permesso di incanalare tutte le emozioni/frustrazioni tipiche della giovanissima età in qualcosa di artistico, infatti ho ballato per anni.
 

Come scegli gli argomenti dei tuoi documentari?
Ogni volta cerco di raccontare i tanti aspetti o culture che in qualche modo mi hanno formato come persona. Per esempio in questo periodo sto realizzando un documentario a puntate che parla dell'impatto che i cartoni animati giapponesi hanno avuto in Italia. È un tema che ho scelto perché i cartoni animati giapponesi sono, in un qualche modo, la matrice dei miei pensieri: ci sono cresciuto immerso e, in un periodo dove non avevo riferimenti, quei racconti mi hanno aiutato a riflettere.

Come li realizzi?
Di solito per realizzare documentari o video a livello professionale servono più persone con più competenze. Negli anni ho cercato di prepararmi a tutte queste sfaccettature: ho letto libri, ho sperimentato molto e sono riuscito, da autodidatta, ad acquisire tutte le competenze necessarie, in questo modo mi sono creato la possibilità di realizzare i miei lavori completamente da solo.

Come mai non hai scelto dei corsi di formazione già impostati?
Perché per frequentare scuole di cinema è necessario avere concluso le superiori, cosa che io non ho fatto. Inoltre mi annoio facilmente quindi, per me, il miglior modo di imparare è spinto dalla mia curiosità: solo così riesco a mantenere la concentrazione che serve.

Che soddisfazioni hai avuto dal tuo lavoro?
Il mio primo documentario, oltre a riuscire a realizzare il progetto per il quale era stato ideato, è stato comprato e trasmesso su un canale di Sky dove ho iniziato a lavorare come freelance, ciò mi ha permesso di stare a contatto con professionisti del settore. Con un altro documentario dal titolo “La mia Italia: Madre o Matrigna?” ho analizzato, attraverso la mia storia, il rapporto tra lo Stato, i mass media e i non italiani e, oltre a vincere un concorso, sono andato a parlare di questa realtà a Napoli in un programma Rai. Per me queste sono state tutte soddisfazioni sia dal punto di vista lavorativo che dal punto di vista umano perché quando parli di un argomento poco trattato permetti a persone che magari pensavano di essere sole in quella situazione di capire che sole non sono: crei una nuova rete e questo per loro può diventare un punto di forza.
 

Yonas GuruJ Tesfamichael

Difficoltà riscontrate?
Le difficoltà sono ovunque! La società, almeno per come la conosco io, è strutturata in maniera da dare  poco spazio agli emergenti di qualsiasi campo, quindi mi rimbocco le maniche e provo a scavalcare questa situazione trovando o creando nuove strade per realizzare i miei progetti. Nella vita ho imparato a essere molto paziente e a non farmi abbattere: i “no” della vita servono solo a capire dove migliorare.

A volte hai dubbi sulla strada intrapresa?
I dubbi è impossibile non averli, sopratutto perché rincorrere un sogno ti può alienare da tutto quello che hai intorno, diciamo che risulta più normale cercare un qualsiasi posto fisso che ti permetta di portare soldi sicuri a casa ma, secondo me, non può essere questa la vita. 

Vorresti dare un consiglio a chi sta cercando di capire cosa fare nella vita? 
Penso che potenzialmente tutti possiamo fare tutto, se riusciamo a osservare la nostra vita dal punto di vista migliore! Quindi, il consiglio è di non pensare a “cosa vorresti fare” ma piuttosto a chi sei come persona e sopratutto in che maniera vuoi evolvere te stesso così da creare “l’ottica giusta”! Il resto verrà di conseguenza, infatti, secondo me, il segreto è riuscire a prendere consapevolezza di quali siano le proprie reali priorità.
A me aiuta immaginarmi nei miei ultimi giorni e chiedermi: che tipo di vita devo aver vissuto per rendere quei giorni sereni e senza rimpianti? In pratica vivo rendendo conto a un vecchietto che non esiste ancora! 


Grazie ancora a Yonas per i preziosi consigli e per averci proposto il suo punto di vista. 
Per chi fosse incuriosito, può vedere alcuni suoi lavori su questo sito: 


Mice

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