Stefania: una mia amica, giovane giornalista, che ci racconterà del suo
percorso, delle difficoltà che sta affrontando proprio in questo mondo
e di un nuovo progetto che sta realizzando! Ciò che mi ha sempre colpito di lei
è la sua grande voglia di fare e la sua obiettività, nonché il fatto che abbia
sempre avuto le idee più chiare di me su che lavoro fare nella vita! Ve la
presento!
Cosa fai nella vita?
Sono
alla fine dei mie studi di giurisprudenza e dal 2011 ho iniziato a scrivere su
un giornale locale che però purtroppo ha chiuso un annetto fa. Adesso ho aperto,
insieme ad altre persone, un sito d’informazione, La Ginestra.
Dopo ci parlerai un po’ di questo nuovo progetto ma prima vorrei capire come sei arrivata fino qui. Come hai scoperto questa passione per il giornalismo?
Sinceramente non so bene come abbia
fatto, è una cosa che mi ha sempre attratto perché è un lavoro che ti permette
di venire a contatto con persone diverse, inoltre ho sempre avuto una grande
passione per la lettura e la scrittura. Quello che mi piace di questo lavoro è
il poter raccontare la realtà e le persone in maniera differente, attraverso un
punto di vista diverso.
C’è stato qualcuno o qualcosa che ti ha reso più consapevole di questa tua passione?
Nel
mio percorso ci sono state sicuramente delle esperienze importanti che mi hanno
aiutato a capire che è quello che vorrei provare a fare nella vita.
A liceo davano la possibilità di fare uno stage in un ufficio comunale. Quando vennero a scuola a parlarci del progetto rimasi subito affascinata dalla presentazione della ragazza, Luisa, che lavorava nell’ufficio stampa del comune, si occupava della rassegna stampa e della stesura del giornalino comunale. Decisi di fare quello stage e fu un’esperienza importante: Luisa mi trasmise involontariamente la sua grande passione per il giornalismo e, nonostante lavorasse per il giornalino comunale che, diciamolo, non è proprio giornalismo, lei ci metteva grande passione e serietà, leggeva tutti i giornali, era informata e scriveva in maniera molto elegante. Durante una rassegna stampa, un altro stagista ed io deridevamo L’Avvenire dicendo che era inutile leggerlo: lei ci ha ripreso affermando che era sbagliato comportarsi così, che bisogna quantomeno dare una possibilità a tutto e dopo trarre le proprie conclusioni ma mai partire con il pregiudizio! È stata uno dei miei modelli.
Un’altra esperienza molto importante
riguarda un progetto comunale di arte pubblica, Foresta Nascosta. Lo scopo era
realizzare una mostra composta dalle storie e dalle foto di famiglia delle
persone che abitano nella mia città, San Giuliano Milanese. Il lavoro
consisteva nell’intervistare le persone sulla loro storia personale, recuperare
le foto di famiglia e allestire il museo. È stato un progetto molto
interessante e mi è servito soprattutto per imparare a rompere il ghiaccio,
infatti, noi raccoglitori di storie dovevamo proprio andare in giro, suonare
alle porte e chiedere alle persone di raccontarci la storia della loro vita e
darci anche le loro foto! Potete immaginare che non era proprio facile, però,
nel momento in cui le persone si fidavano e si aprivano era bellissimo: di
fatto eravamo sconosciuti ma mi raccontavano la loro vita, era una cosa molto
intima e si creava una sensazione, un’atmosfera bella.
A liceo davano la possibilità di fare uno stage in un ufficio comunale. Quando vennero a scuola a parlarci del progetto rimasi subito affascinata dalla presentazione della ragazza, Luisa, che lavorava nell’ufficio stampa del comune, si occupava della rassegna stampa e della stesura del giornalino comunale. Decisi di fare quello stage e fu un’esperienza importante: Luisa mi trasmise involontariamente la sua grande passione per il giornalismo e, nonostante lavorasse per il giornalino comunale che, diciamolo, non è proprio giornalismo, lei ci metteva grande passione e serietà, leggeva tutti i giornali, era informata e scriveva in maniera molto elegante. Durante una rassegna stampa, un altro stagista ed io deridevamo L’Avvenire dicendo che era inutile leggerlo: lei ci ha ripreso affermando che era sbagliato comportarsi così, che bisogna quantomeno dare una possibilità a tutto e dopo trarre le proprie conclusioni ma mai partire con il pregiudizio! È stata uno dei miei modelli.
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| Scatto durante l'intervista! Da sinistra: Stefania, Mice. |
Perché hai deciso di iscriverti a giurisprudenza e non a qualcosa di più indirizzato al giornalismo?
In quel periodo, in effetti, se volevi diventare giornalista di solito ti iscrivevi a Scienze della Comunicazione, però sia i miei genitori che i miei insegnanti me la sconsigliarono dicendomi che le nozioni che avrei imparato in quella facoltà avrei potuto impararle da sola o attraverso dei corsi, invece la facoltà di Giurisprudenza, che piaceva molto ai miei genitori, mi avrebbe dato delle conoscenze tecniche specifiche e in più mi lasciava aperte altre possibilità, come quella di diventare avvocato. Sono molto felice della mia scelta: ho appreso delle nozioni che mi sono molto utili già adesso e che penso mi saranno fondamentali come giornalista, inoltre non escludo di frequentare un corso più specifico non appena mi sarò laureata.
Quali sono le difficoltà che stai riscontrando nel mondo del giornalismo?
Per quanto riguarda lo scrivere, il
fatto che ero abituata dalle scuole ai periodi lunghi, mentre nel giornalismo è
tutto il contrario: il testo deve respirare, il lettore non deve affaticarsi e
quindi, frasi concise. Ho dovuto cambiare un po’ il mio modo di scrivere ma non
ho perso del tutto il lungo periodo, in fin dei conti ognuno ha il suo stile!
L’altra difficoltà è quella economica, per capirci: nel giornale dove lavoravo
come collaboratrice venivo pagata 0,004 euro a battuta (è “lo spazio”: che sia
una lettera, che sia un punto, che sia uno spazio vuoto, quella è una battuta), ciò si traduceva nello scrivere una
trentina di articoli al mese guadagnando 150 euro! Insomma è un po’ poco… Certo
non tutti pagano così e sicuramente se sei un giornalista assunto, e non
collaboratore come ero io, puoi vivere di questo lavoro!
Mi puoi spiegare un po’ qual è l’iter per diventare giornalista?
In
realtà, per diventare giornalista basta scrivere. Lo può fare chiunque voglia
farlo e non è necessario essere laureati. Quando inizi a scrivere devi
assicurarti che ci sia la firma sui tuoi articoli, passati due anni nei quali hai
scritto, per un periodico almeno 40 articoli firmati, oppure, per un quotidiano
almeno 65 articoli firmati, e hai guadagnato da questi articoli almeno 2.000
euro (quindi, diciamo, che al prezzo a
cui pagano non bastano 65 articoli…), prendi tutti i tuoi documenti, vai all’Ordine
dei Giornalisti e paghi 110 euro per chiedere che si valutino. Una volta
valutati, se l’esito è positivo, devi pagare una tassa e il canone annuale
all’Ordine. Insomma tra fotocopie, marche da bollo e tutto il resto saranno un
400 euro per diventare pubblicista (conosco bene la pratica perché ho fatto
richiesta da poco). Per diventare professionista, invece, devi essere laureato,
superare un esame di stato e mi pare che bisogna svolgere anche un tirocinio, oltre
a dimostrare che la tua unica fonte di reddito è la scrittura. Sinceramente io
non penso che farò quest’ultima fase perché, secondo me, è una fatica inutile,
insomma se vuoi scrivere alla fine scrivi anche senza quello.
Spiegami un po’ in che consiste questo
nuovo progetto, La Ginestra?
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| Logo de "La Ginestra" |
Siamo partiti in due, entrambi eravamo rimasti
senza lavoro quando il giornale ha chiuso e, sostanzialmente, cercavamo un modo
per scrivere perché alla fine diventa un po’ come una dipendenza. Pochi mesi fa
abbiamo deciso di aprire un sito d’informazione che si occupa di più aspetti. A
livello locale vogliamo are delle inchieste, anche puntando su un confronto
tra i vari comuni del Sud Milano, per esempio è uscito un articolo su come
viene gestita localmente la lotta alla mafia. A livello nazionale ci occupiamo
principalmente di una sorta di
“traduzione” dai linguaggi tecnici, più che altro giuridici, al linguaggio
comune che possa perfettamente essere capito anche dalla persona che non ha
studiato giurisprudenza e che magari non conosce la differenza tra un decreto
legge, un decreto legislativo e una legge (tecnicismi che però fanno la
differenza e che è giusto che una persona sappia). In più, c’è una sezione
dedicata alla cultura in cui abbiamo pubblicato articoli con analisi su alcuni
telefilm, un articolo che analizza tecniche cinematografiche ecc… insomma, un
contenitore per darci la possibilità di scrivere!
Cosa consiglieresti alle persone che non sanno bene quello che vogliono fare?
Mi viene da dire: guardare dentro se stessi! Sembra una cavolata,
però è vero. Per esempio, proprio oggi ho sentito di un ragazzo che ha studiato
medicina ma si è accorto che non vuole fare il medico: ha aperto un negozio
dove ripara e vende biciclette ed è la persona più felice di questo mondo! A
diciotto anni sapeva che voleva riparare e vendere biciclette? No, però aveva
una grande passione per il ciclismo che ha continuato a coltivare! Ognuno sa,
nel profondo, cosa lo appassiona.
La sua storia mi trasmette la bella sensazione che con determinazione, pazienza ed azioni costanti (nella scelta dei suoi studi, nei vari lavori svolti e tutt'ora nel suo nuovo progetto), si possa costruire una strada solida per trasformare ciò che ci piace in un lavoro!
Per chi volesse dare un’occhiata al sito d’informazione, La Ginestra, ecco il link: http://ginestrasudmilano.com/
-Mice-


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