Conosco Simone, terapista della
riabilitazione (e non solo), da tempo, e di lui ho sempre avuto un ricordo
chiaro: un uomo in continuo esercizio fisico e di una calma
straordinaria. Sono proprio le due caratteristiche del suo
progetto di medicina integrata di cui abbiamo parlato davanti ad un caffè...sapete cos è?
Innanzi tutto,
cosa si intende per medicina integrata?
Parliamo della cura della persona
a tutto tondo, senza soffermarci solo sul disturbo che presenta ma valutando anche aspetti psicologici, sociali e la qualità della vita della persona, per la forte convinzione che siamo fatti di corpo-mente-spirito.Questo approccio ci porta a
valutare la cura fisica come ad un singolo passo dentro ad un mondo
pieno di sfaccettature, quindi a pensare all'individuo in modo
globale, più similmente alla cultura orientale.
Come ti sei
avvicinato a questa visione più orientale della medicina?
Durante le scuole superiori, nonostante
seguissi il corso di perito aziendale, ho iniziato a osservare il
mondo intorno e ad interessarmi alle pratiche orientali. Mi
capitava di cogliere sempre di più una sorta di richiamo continuo a queste
metodologie e così cresceva anche in me una curiosità che andavo a
colmare. Devo dire che l'aiuto più grande è stato dato soprattutto
dalle persone che dietro ad un pranzo, con due chiacchiere, hanno
acceso la curiosità: così essendo loro già è in quel mondo, tu ti
avvicini a tua volta frequentandoli. Da li è iniziata poi una strada di conoscenza
personale, tramite letture e corsi.
Con quale corso hai iniziato la tua formazione?
Durante una pausa di riflessione dagli studi universitari di economia (avevo percepito che non era la mia strada) ho iniziato a seguire un corso triennale di Shiatsu e di
medicina tradizionale cinese. Li ho avuto la fortuna di conoscere un medico
bravissimo, Umberto Mosca, che mi ha aperto a tutto questo mondo, e
con cui sono tutt'oggi in continuo contatto, insieme a molti altri
miei colleghi del corso (e percorso): si è formato un bel gruppo in
cui ora ci aggiorniamo e supportiamo a vicenda. Devo dire, però, che
seguire un corso del genere a vent'anni risulta sempre un po' problematico per l'età delicata: questo corso mi ha
aiutato anche a superare le mie difficoltà personali grazie allo Qi Gong, alla meditazione e al percorso interiore.
É stata una
grande difficoltà?
No, difficoltà è
troppo! È la cosa bella! È come nel Tai Chi: magari ti rendi conto
che sulla gamba destra vai meno, e sulla gamba sinistra vai di più;
è un aumento della consapevolezza, che ti porta anche a determinare
i punti dove poter migliorare. Diversamente dai classici studi
universitari c'è molta più introspettiva.
La formazione di questo corso triennale era molto ampia (c'era una parte osteopatica, una fisioterapica , una di medicina tradizionale cinese, una di bioenergetica) ma ho deciso comunque di iniziare in università il corso di Terapia Occupazionale. Adesso sto studiando per la mia seconda laurea, Osteopatia, che era da sempre il mio vero obiettivo.
In Italia come vengono viste queste tipologie di
medicine?Queste tipologie di medicine non sono riconosciute purtroppo…nonostante il grosso impegno che richiedono, e il grosso valore per chi le studia. L'osteopatia in particolare non è stata ancora approvata dal sistema sanitario italiano; ci sono continue diatribe, anche burocratiche, al riguardo. Sicuramente una delle difficoltà maggiori trovate nel mio percorso.
Questa difficoltà non ti ha
spinto a viaggiare, magari in Cina?
La Cina rimane
un'idea valida per me per studiare ciò che riguarda le ginnastiche (es. Tai Chi e Qi Gong). La medicina tradizionale cinese, invece, richiederebbe di
praticare l'agopuntura, che però in Italia può essere eseguita solo
da medici...sicuramente se cambiasse la legge sarebbe una delle mie
future aspirazioni. Devo dire che ancora una volta le persone giocano
un ruolo importante, in quanto si è instaurato un clima con alcuni
dei miei colleghi di corso, come accennavo prima, molto unito, ed
ognuno porta i proprio tasselli acquisiti dai vari viaggi
personali,da condividere col gruppo: strade diverse in continuo
intrecciamento. In generale la voglia di viaggiare c'è, ma prima
voglio terminare il percorso che ho intrapreso...poi si vedrà! Anche
perché il vero senso del mio percorso non ha una meta
delineata, la considero più l'integrare due aspetti: osteopatia e
ginnastica classica, con la medicina tradizionale cinese e qi gong.
Abbiamo già
parlato delle difficoltà burocratiche del nostro paese; quali sono
altre difficoltà del tuo percorso?
Sicuramente far
fronte al periodo economico che stiamo vivendo: tendenzialmente questi corsi si
svolgono in scuole private il cui costo può essere sostanzioso
rapportato all'attuale periodo storico critico...ne si sente l'influenza
anche nel lavoro di per sé, in quanto la clientela si vede costretta
a rinunciare ad un incontro in più per mancanza di denari. Purtroppo
manca una formazione mentale che permetta di considerare una cura
integrata a pari importanza di una singola medicina prescritta: c'è
una cultura scarsa, una scarsa attenzione, al corpo e alla cura come
abitudine.
Cosa ne pensi
della medicina classica?
Non essendo medico sono prudente nel
parlarne.. ma sono convinto che la medicina classica sia fondamentale
per salvare la vita: per esempio dopo un incidente grave non si può
pensare di salvare una persona con della ginnastica o agopuntura!
Però anche le medicine dette alternative sono di grande aiuto curando
la qualità della vita, portando il focus non sulla malattia ma sulla
salute. Per esempio il dolore in molti casi non è altro che la luce rossa del
cruscotto che ci dice che siamo in riserva: noi possiamo spegnerla
con un antidolorifico, oppure andare a scoprire perché si è accesa
e lavorare sulla causa effettiva.
In questo studio collaboro da un anno
con un caro amico del corso di Shiatsu, anche lui specializzato in più
campi: essendo medico pratica l'agopuntura, oltre ad essere psicologo
ed omo-tossicologo. Nella visione integrata che ci accomuna, capita di riscontrarmi con questioni di pertinenza medica e quindi la sua
collaborazione è preziosa. Io tratto più l'aspetto corporeo,
fisico con terapie manuali, ginnastica e il Qi Gong,
ricordando sempre il quadro generale della persona. Preciso però che
i nostri lavori sono collegati in quell'unica ottica di cui
parlavamo, della totalità dell'individuo.
A chi dovesse intraprendere una strada simile alla tua cosa consigli?
Di ricordare sempre che la
consapevolezza è la chiave di tutto, specie nel Qi Gong, che è il
lavoro sul qi secondo la tradizione cinese; il lavoro su se stessi
permette di lavorare sugli altri. Nella medicina tradizionale cinese si ricorda
che la salute personale è anche allineata ad un equilibrio
universale...chi dovesse scegliere questa strada dovrà sempre
ricordare questi concetti, molto importanti.
Come
capire che una nostra curiosità è poi “la strada” giusta?
Secondo me la chiave è il sentirsi
bene quando si fa qualcosa. Anche nelle cose difficili, quando le
affronti senti che stai bene, che c'è un accenno di sapore che ti fa
venir fame di assaggiare e continuare. È lo stare bene che non fa
guardare altro che il bene stesso: tutto è adesso perché sto bene. E più si va
avanti, più la connessione è viva e da piacere.
Simone ha uno studio di medicina
integrata centrata sulla persona a Milano, potete contattarlo qui: simo.lagrasta@gmail.com
-Lou-


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